Autore: Emanuele Broli
www.emanuelebroli.it
La Biennale della Fotografia Femminile di Mantova (BBF -
www.bffmantova.com), apre la sua prima edizione il
5 marzo 2020 e si conclude il 29 dello stesso mese. Abbiamo quindi pensato di intervistare
Anna Volpi, ideatrice del festival, per dare risalto anche sul nostro sito a quello che sarà uno degli eventi che si prospetta come
una delle più interessanti scoperte del 2020 nel mondo della fotografia.
Il
tema della prima edizione è il lavoro. Ci saranno i minatori della Georgia nel lavoro della fotografa georgiana
Daro Sulakauri, i bambini e le bambine della boxe tailandese della fotografa tedesca
Sandra Hoyn, uno spaccato della vita rurale in Transilvania col progetto di
Rena Effendi, l’Alaska di
Erika Larsen, le Cinderellas, transessuali del Bangladesh nelle foto di
Annalisa Natali Murri. I sogni di un gruppo di adolescenti ritratti da
Claudia Corrent, le donne prete di
Nausicaa Giulia Bianchi e il progetto di fortissimo impatto per il quale
Eliza Bennet si è letteralmente “ricamata” le mani, per mostrare come il lavoro femminile non sia necessariamente delicato e leggero.
E ci sarà anche una sezione dedicata al
premio curato da Sara Munari, dedicato alla produzione di lavori al femminile con
Maria Grazia Beruffi e con
Claudia Amatruda.
A marzo inizia il festival biennale della forza femminile. Perché l’esigenza di un nuovo festival in Italia e perché legarlo alla fotografia femminile?
C'è bisogno di questa Biennale perché non esisteva prima, e il grande coinvolgimento del pubblico dimostra questa necessità. Siamo a oltre 15 mila (in crescita giornaliera) di interessati su Facebook, abbiamo già venduto biglietti in Svizzera, a Torino, Roma, Brindisi e tante altre città italiane. Le persone che ci hanno scritto con proposte, inviti, richieste sono tantissime. Dunque, sì, c'era bisogno. Non è solo un festival in Italia, questa Biennale varca i confini, siamo internazionali già dalla prima edizione e ci sono già idee per attività all'estero.
Mantova, come città, culturalmente è legata in modo indissolubile con un altro festival: quello della letteratura che si terrà a settembre Vi sono stati legami e sinergie con lo stesso o sono previste in futuro?
Non lo escludiamo per il futuro ma per ora non ci sono. Crediamo fortemente nella collaborazione e nel tessere rapporti duraturi. Quando le persone, realtà, associazioni e istituzioni lavorano insieme si creano grandi cose.
Per la prima edizione avete già una serie di personaggi importanti Penso ad esempio a Giulia Nausicaa Bianchi o a Eliza Bennett Quante fotografe vi hanno inviato il loro lavoro?
Le fotografe delle mostre principali sono state tutte chiamate da noi tranne Betty Colombo e Aldeide Delgado (la collettiva), le quali ci hanno contattate loro. Non saprei quantificare ora, ma qualche decina di donne si sono proposte con i loro lavori, le abbiamo guardate tutte e archiviato quelle interessanti per possibile utilizzo futuro. Alla open call per il circuito off (allestito in locali pubblici) hanno partecipato 117 persone dall'Europa, Stati Uniti e Sud America.
Nel programma vi sono nomi provenienti da posti differenti del mondo Qual è il posto più “strano” da cui siete state contattate?
Strani non saprei definire, ma il posto più lontano da cui siamo stati contattati è l'Argentina.
Come è avvenuto il processo di selezione dei lavori?
Il nostro team è composto da fotografe, grafiche, artiste, donne che lavorano nella comunicazione (abbiamo anche un uomo nel team però). La selezione delle main è stata frutto di mesi di ricerca partendo dalle nostre conoscenze e navigando infinite risorse. Anche la selezione della open call è stato un lavoro di squadra durato un weekend molto intenso (ma già ognuna aveva guardato e creato opinioni).
Parte dei finanziamenti derivano da un programma di crowdfunding. Come è stato finanziare parte del festival con un finanziamento diffuso?
Non facile. Partendo da zero, senza un main sponsor che avesse già abbracciato il progetto, ci siamo tirate su le maniche e abbiamo contattato tantissime realtà, partecipato a bandi, e abbiamo fatto due crowdfunding. Anche il crowdfunding è un lavoro, perché bisogna comunque farlo vedere. Una volta che le persone conoscono il progetto se ne innamorano, ma non avendo ora uno storico bisogna un po' insistere. I nostri numeri pre-biennale sono stellari, anticipiamo un grande evento che andrà in crescita. Chiunque ci abbia dato fiducia questo primo anno sicuramente crescerà con noi. Siamo arrivate fin qui perché il team (siamo in 17) crede fortemente in quello che stiamo facendo e lavora insieme con il cuore e la visione per il futuro. Siamo entusiaste, orgogliose, dedicate. Grazie sempre, team BFF!
Il nucleo centrale dell’organizzazione del festival, mi sembra di capire, deriva da quella che è l’associazione La Papessa. Come si lega l’associazione con il festival?
La Papessa nasce con l'obbiettivo della BFF. Tutte le forze de La Papessa sono concentrate sulla BFF ora. I soci sono i produttori, lo staff, la comunicazione, l'ideazione, la segreteria, tutto quanto. Abbiamo chiamato come direttrice artistica Alessia Locatelli dopo l'avviamento del progetto, che è parte integrante e colonna del team. Dopo la BFF La Papessa si dedicherà ad altre attività nell'ambito fotografico.
Fotograficamente cosa distingue maggiormente per voi un lavoro fatto da una mano femminile rispetto ad una maschile?
Spesso le donne entrano in empatia più facilmente con le persone, soprattutto con altre donne. Spesso riescono ad entrare in mondi che escludono gli uomini, svelando molteplici realtà.
La situazione della fotografia femminile come è messa al di fuori dell’Italia? Che sviluppi vedete sia per la fotografia artistica sia su quella documentaria?
La situazione in Italia e in altri paesi non è paritaria. I numeri mostrano che lo stesso numero di persone studiano fotografia, a volte le donne sono anche di più, ma poi nel mondo le foto che vediamo sono fatte principalmente da uomini. Le copertine di riviste, i reportage, i lavori commerciali, sono più gli uomini che scattano queste foto. Ma se le donne fotografe sono in ugual numero, dove sono le loro foto? Le discriminazioni esistono a tutti i livelli, dalla fotografa che si sente dire a un matrimonio in cui sta lavorando 'fai questo come hobby, no? Lui sarà il tuo capo'; alla fotoreporter attiva da vent'anni che si sente dire 'ma non è pesante per te l'attrezzatura? Ma te la senti di andare a fotografare la guerra?'. In anni recenti sono state create molte realtà, archivi, piattaforme, siti dedicati alle fotografe. Credo che anche la BFF contribuirà a migliorare la situazione.
Che vi aspettate da questa prima edizione dal mondo della fotografia italiana?
Ci aspettiamo tante donne in visita. Ora l'85% delle persone interessate all'evento sono donne. Ma uomini, dove siete? Non venite a vedere foto fatte da donne? Tante riviste e piattaforme di settore hanno già pubblicato articoli, la ricezione è ottima. Dal mondo della fotografia vorrei aspettarmi supporto e sinergia. Ripeto, crediamo fortemente nella collaborazione, ci aspettiamo di creare conoscenze e legami.
Pronte per il 2022 per la seconda edizione?
Assolutamente sì! Stiamo già pensando al tema e parlando con persone e varie realtà. Anche Mantova si sta allargando a livello di spazi recuperati, speriamo nel 2022 di darne valore con le nostre mostre. Ma in verità stiamo pensando anche all'anno off. Ci hanno contattato con proposte interessanti da Parigi e Roma, e abbiamo idee per altre città. Chiudiamo questa prima edizione e poi vediamo se riusciamo a portare La Papessa e le sue attività on the road.
Noi abbiamo effettuato delle serate pre o post festival in collaborazione con il festival di Lodi di Fotografia Etica e, in previsione con Fotografica a Bergamo Potremmo avere il piacere di ospitare anche voi nei prossimi mesi per raccontarci dal vivo come è stata questa avventura?
Ne saremmo onorate! Quando volete.
BBF -
www.bffmantova.com